SCOLIOSI

Dott. Francesco Sasso

Ortopedico specialista in patologie vertebrali

La scoliosi è una patologia definita come una deviazione laterale della colonna vertebrale maggiore di 10° (secondo il metodo di misurazione di Cobb) associata a rotazione dei corpi vertebrali. Determina, inoltre, un’alterazione del profilo sagittale con riduzione (lordoscoliosi) o aumento (cifoscoliosi) della fisiologica curva dorsale di cifosi.

Si differenzia dall’atteggiamento di scoliosi, che è un paramorfismo ossia un’asimmetria spinale benigna reversibile, caratterizzata dall’assenza di rotazione dei corpi vertebrali.

CAUSE, scoliosi

Nell’80% dei casi la scoliosi è idiopatica, ossia si verifica in assenza di una causa specifica, e riconosce una significativa familiarità. il 30% se portatore uno dei genitori, 50% se portatori entrambi, oltre 90% se affetto anche una sorella. Nel restante 20% dei casi, la scoliosi è secondaria a malformazioni congenite, a malattie neuromuscolari, a malattie del tessuto connettivo, a sindromi genetiche.

Le forme idiopatiche insorgono nell’80% dei casi durante l’adolescenza con netta prevalenza nelle femmine rispetto ai maschi (con rapporto 7 a 1). Più rare sono le forme che insorgono nell’età infantile (dalla nascita ai 3 anni, <1% dei casi) e nell’età giovanile (dai 3 anni alla pubertà, 10% dei casi).

QUADRO CLINICO

Un attento esame obiettivo del paziente posto in posizione eretta consente di osservare i segni clinici caratteristici:

  •  asimmetria dei triangoli di taglia (spazio tra fianco e interno braccia)
  • dislivello delle spalle e del bacino
  •  asimmetria delle scapole
  • disassamento occipito-sacro.

Il test di Adams (osservando il paziente flesso in avanti) permette di osservare il gibbo scoliotico, importante fattore prognostico in quanto indice di rotazione vertebrale.

Nei pazienti affetti da scoliosi, è importante valutare i fattori predittivi di evolutività della curva: sviluppo scheletrico, valore angolare della curva, grado di rotazione vertebrale, tipo e sede della curva, bilanciamento coronale e sagittale. Lo sviluppo scheletrico, in particolare, è valutabile sulla base di fattori anamnestici (raggiungimento del menarca nelle femmine, comparsa di caratteri sessuali secondari) e radiografici (test di Risser).

DIAGNOSI

La diagnosi di scoliosi deve essere affidata ad un ortopedico specialista in deformità vertebrali, che sulla base dell’esame obiettivo può riconoscere i segni clinici caratteristici. La diagnosi viene quindi confermata eseguendo un esame radiografico del rachide in toto su lastra unica in due proiezioni, che permette la misurazione dell’entità della curva con il metodo di Cobb.

TERAPIA per scoliosi

Il trattamento della scoliosi ha come scopo il prevenire l’ulteriore evoluzione della deformità vertebrale. La scelta terapeutica è indirizzata, quindi, principalmente dal valore angolare della curva e dal grado di maturità scheletrica.

  1. Negli atteggiamenti di scoliosi e nelle curve di scoliosi < 20° in pazienti scheletricamente immaturi (RIsser< 4) è consigliato un approccio conservativo con esercizi di rieducazione fisiochinesiterapica.
  2. Nelle scolisi evolutive, ossia comprese tra i 20° e i 40° in pazienti scheletricamente immaturi (Risser< 4), è indicata l’adozione di un regime contenitivo con busti ortopedici (Lionese, Boston, Milwaukee).
  3. Il trattamento chirurgico è riservato alle forme di scoliosi severe (>40°) o in caso di fallimento di trattamento conservativo, e consiste nella riduzione della deformità vertebrale attraverso un intervento di correzione ed artrodesi vertebrale strumentata (generalmente per via posteriore).